coreografia e regia AFSHIN VARJAVANDI
produzione ASTRÀGALI TEATRO, LaMaMa Umbria, LaMaMa etc. experimental theater NY, ZUT
interpreti INC InNprogress Collective - Jenny Mattaioli, Alessandro Marconcini, Chiara Morelli, Elia Pangaro
sound editing Francesco Fiorucci Chiskee / Dromo Studio / Jacopo Cerolini POME
foto Paolo Panfili
costumi Sara Lanzi, Afshin Varjavandi
con il contributo di centroDanza spazio performativo Perugia
MOHÁBBAT - (sull’Iran)
Mohábbat è una parola persiana che significa “affetto, cura” e che Afshin Varjavandi identifica come fulcro della cultura da cui proviene, quella persiana, fino a rappresentare lo spirito della gente dell’Iran. Da questo fulcro parte l’indagine condotta dal coreografo e dai danzatori, che insieme diventano il simbolo di una “famiglia”, una delle tante, fuggite dal loro paese di origine, alla ricerca di nuove speranze e di “un orizzonte” libero, infinito, vitale, privo della negazione della vita stessa. L’Iran oggi è conosciuto come luogo di atrocità e di negazione dei diritti umani, ma sono 44 anni che in Iran, come in molti altri paesi della Terra, vengono istituzionalmente proibiti credi, diritti di espressione, di uguaglianza di genere, il progresso e l’emancipazione delle donne, l’uguaglianza degli esseri umani. Ma qual è il prezzo che si paga quando si abbandona la propria terra di origine? Quali sensazioni si provano nell’iniziare un viaggio senza ritorno, costretti a lasciare per sempre la propria casa, alla ricerca di una nuova casa?
Mohábbat è un racconto libero e senza una cronologia definita, una sorta di ‘flusso di coscienza’, di brain-storming, che si avvale di ricordi personali, episodi, telefonate familiari tra parenti distanti, mescolati a molteplici immagini e riferimenti drammaturgici. Traendo spunto dal poeta persiano Sohrāb Sepehri (cfr. Un’oasi nell’attimo), che fin dall’infanzia fu rapito dal soffio del Mistero, da una “luce interiore”, che a lui pareva provenire da una stanza di colore azzurro nascosta dietro agli alberi di casa, i danzatori di MOHÁBBAT costruiscono in una danza eclettica, mista, fusione di gesto contemporaneo, movement research e tecnica urban, uno spazio sacro immaginario, una fortezza, o un rifugio, dove non esiste alcun tipo di prevaricazione e di crudeltà e nel quale, con affetto, invitano il pubblico ad “entrare”.
Afshin Varjavandi / INC InNprogressCollective dance | visual | urban art
Gruppo indipendente che si occupa di danze urbane, visual art e performing art. Nasce nel 2006 a seguito della creazione “HEIM”, che sara' vincitrice unica assoluta della Settimana Internazionale della Danza di Spoleto, attirando l'interessamento di molti addetti del settore. La coreografia Heim sarà ospitata nei più grandi Festival italiani, tra i quali Amores (Bologna), Cross Roads (Firenze), Giffoni Film Festival (Giffoni), Notte Bianca (Roma), Fringe Festival (Spoleto). Seguiranno le produzioni: “Departure” (2007), “Underskin” (2008, vincitore della Settimana Internazionale della Danza di Spoleto), “Protest!”(2009-2010, vincitore S.I.D. Spoleto, “LatinArte”, ( premio UISP, premio Positano Leonide Massine), Oceania (2012, in produzione con La- MaMa Umbria, presentato al Festival LaMaMa Moves presso Ellen Stewart Theater di New York). Nel 2015 “toPRAY” debutta alla 58a edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, riscuotendo il sold-out per tutte tre le repliche. Il regista Giuseppe Tornatore sceglie la compagnia INC per una scena danzata del suo ultimo film “La Corrispondenza”