scrittura, regia e spazio scenico di Fabio Tolledi
con Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Matteo Mele, Giovanna Kapodistrias
direzione tecnica Sandrone Tondo
organizzazione Ivano Gorgoni e Cosimo Guarini
costumi Donatella Sulis e Sacha Fumarola
grafica Marina Colucci
MEDEA DESIR
Il mito non è semplicemente una storia, semmai è un infinito intreccio di storie. Per questo il mito è poesia. Questa molteplicità di storie rende il mito qualche cosa di vivo, da scoprire, da interrogare, da svelare e rivelare. Medea è una storia che si moltiplica nei secoli. Christa Wolf, Ovidio, Apollonio Rodio, Euripide, Jean Anouilh, Franz Grillparzer, Corrado Alvaro, Corneille, Seneca, Quinto Ennio assieme a molti altri scrittori, musicisti, pittori hanno alimentato questo mito molteplice di una donna straniera. Il punto da cui siamo partiti sono le parole di Christa Wolf e di Adriana Cavarero, e ancora di Hanna Arendt e Judith Butler. Queste scritture dense e immaginifiche si annodano, ora, alla parola poetica. L’amore, la gelosia, la passione, il rancore, il desiderio si rincorrono in un tempo curvo. Non è più possibile distinguere passato, presente e futuro. Tutto è intrecciato. E il desiderio si sfibra dinnanzi alla sete di potere. Medea/Madre cerca di sfuggire all’insulto della Storia che l’ha voluta per secoli fissata nell’orrore dell’infanticidio. La sua sola possibilità sta nel riannodare le storie, lo sguardo che ridona al mondo una poetica resistenza. La resistenza dell’amore - ancora una volta - svia il potere e la sua misera insaziabilità. Sarcasmo di ogni festa. La nostra scrittura teatrale si muove su alcuni piani: Medea è donna, straniera e selvaggia, creatura altra che resiste e ama. Ama aldilà di ogni valore, aldilà di ogni morale. Resiste e sfugge al potere, regina adolescente a cui tutto si può chiedere, depositaria di un sapere profondo e antico. La radice del suo nome, med, richiama la parola medicina. Il pharmakon che cura e avvelena. Che può salvare e uccidere. Radice del venenum, di qualcosa che trasforma e muta. Medea, scacciata e bandita dal potere, stigma della donna selvaggia, rivendica il solo orizzonte che incrina e mette in crisi il potere: il desiderio. Medea ama, Medea ama l’amore, Medea vive nel desiderio che prende e dona forma alla vita.
ASTRAGALI
Astragali nasce nel 1981 a Lecce per fare teatro, per formare attori, per dare vita ad uno spazio di circolazione dei discorsi e delle pratiche, per elaborare progettualità. Dal 1985 è riconosciuto dal MIC come compagnia teatrale d’innovazione. Dal 2012 è sede del Centro Italiano dell’International Theatre Institute dell’UNESCO. E’ residenza artistica ministeriale dal 2010 al Teatro Paisiello di Lecce e codirige una residenza artistica internazionale e di comunità presso l’ex-Distilleria De Giorgi a San Cesario di Lecce. In costante relazione con una rete di organismi internazionali nell’ambito delle arti performative, della cooperazione e del dialogo interculturale, Astràgali Teatro è da anni presente nel Mediterraneo, nel Vicino Oriente, in Asia, Sud America, e in numerosi paesi in tutto il mondo, con progetti di produzione teatrale e cooperazione culturale. La pratica del teatro nei luoghi del conflitto ha segnato la gran parte delle produzioni e dei progetti internazionali degli ultimi anni, caratterizzati dalla necessità di comprendere, nelle pratiche estetiche, la relazione tra tradizione e contemporaneità.