JERUSALEM IN MY HEART
Jerusalem In My Heart, uno dei progetti più acclamati, senza compromessi e sempre in evoluzione della scena d'avanguardia araba/levantina del XXI secolo, torna con un album di elettronica ed elettroacustica visceralmente espressivo, scandito dal cantato e parlato in lingua araba, dal buzuk, dall'elettronica e dal sound design del musicista e produttore libano-canadese Radwan Ghazi Moumneh.
Intitolato Qalaq l’album è in uscita per l’etichetta canadese Constellation l’8 di ottobre.
QALAQ
Qalaq è ad oggi l'album più intenso, articolato e finemente cesellato di Jerusalem In My Heart. Nonostante la presenza di un diverso collaboratore per quasi ogni traccia, risulta profondamento coeso, significativo a livello emotivo, avventuroso a livello sonoro e potente a livello narrativo tanto quanto tutte le altre uscite precedenti. La lista degli ospiti include Lucrecia Dalt, Tim Hecker, Moor Mother, Greg Fox, Rabih Beaini, Alanis Obomsawin, ed altri.
“Qalaq” è una parola araba che Moumneh intende nel suo significato di "profonda preoccupazione". Una preoccupazione sicuramente a livello globale, ma allo stesso tempo riferita in modo particolare al suo Libano e alla sua Beirut; alla politica interna, all’economia e alle infrastrutture al collasso di questo paese e alla tragica situazione geopolitica di quell’area geografica.
“Le tracce del secondo lato dell’album si intitolano tutte 'Qalaq' e sono seguite da un numero, ad indicare il grado che la violenza stratificata e complessa ha raggiunto negli ultimi due anni in Libano e nei paesi del Levante. Dal completo e totale fallimento dello stato libanese, contraddistinto da continue divisioni interne, che ha portato l'economia ad un brusco arresto, alla disastrosa gestione dell'afflusso di migranti dai vicini stati falliti. Dalla corruzione endemica che ha portato all'esplosione nel porto di Beirut dell'agosto 2020, all'ultimo capitolo della cancellazione della Palestina e all'ennesima brutale campagna di bombardamenti unilaterale e sproporzionata su Gaza” dice Moumneh.
Per contro Qalaq è stato composto con un'orchestra “smantellata", attraverso "uno spazio-tempo dissociato/isolato". I musicisti coinvolti hanno collaborato attraverso lo scambio di file a distanza su parti dissezionate, lavorando su bozze iniziali di Moumneh con un canovaccio ancora molto aperto.